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Il Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231 ed i protocolli antimafia

I Modelli Organizzativi ex D.Lgs. 231 e l’esigenza di prevenire le infiltrazioni criminali

La prevenzione del rischio di infiltrazioni criminali persegue un duplice obiettivo:

  1. Protezione ed incremento dell’integrità aziendale, favorendo la creazione di valore economico per la singola impresa;
  2. Contributo alla tutela dell’ordine pubblico economico ed alla difesa della legalità, favorendo la creazione di valore sociale per la comunità nel suo complesso.

E’ ovvio che le imprese non possono e non vogliono sostituirsi alle Autorità competenti per verificare l’onorabilità dei propri partner commerciali e stakeholder, ma è innegabile che le medesime, in ottica di prevenzione del rischi e di maggior tutela dei propri asset, hanno tutto l’interesse ad operare in modo attento ed oculato sul territorio.

E’ dunque un tema assai caldo sia nell’ambito della predisposizione di un Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231, sia per una più generale esigenza di tutela da parte delle imprese.

I protocolli antimafia all’Interno dei Modelli Organizzativi

Almeno quattro sono le categorie di interlocutori per le quali dovrà essere mappato il rischio di infiltrazioni mafiose, e conseguente rischio di delitti di criminalità organizzata, in fase di predisposizione dei Modelli Organizzativi:

  • Dipendenti
  • Fornitori
  •  Clienti
  • Partner in società/joint venture ecc…

Il rischio oramai non è più confinato ad alcune zone di Italia e ad alcuni settori merceologici, ma può considerarsi esteso a macchia d’olio, seppur permangano aree di rischio più evidenti.

Le imprese sono piuttosto indifese rispetto a questo tema, in quanto da un lato le Autorità competenti sono ingolfate ed hanno tempi di risposta spesso non compatibili con le esigenze tipiche di un’impresa (e le imprese stesse non possono e non vogliono sostituirsi alla Stato in questo delicato compito), dall’altro non è facile, ed a volte neppure tanto opportuno commercialmente, mettere a punto efficaci sistemi di screening.

Detto questo, è comunque necessario che le imprese non sottovalutino il problema e adottino adeguati protocolli antimafia e/o programmi di formazione e sensibilizzazione rivolti al personale più esposto alle “relazioni pericolose”.

Formazione e sensibilizzazione

Se difatti l’adozione di protocolli antimafia, anche come descritti nel documento in download, hanno sempre un certo ‘costo’ organizzativo, assai opportuni, ed a volte rafforzativi o sostitutivi dei protocolli, sono adeguati programmi di formazione e sensibilizzazione.

Saper riconoscere le situazioni di rischio, avere un panorama degli indicatori di anomalia, avere casistica di riferimento di comportamenti da tenere e da non tenere più ampia possibile, sono infatti elementi che concorrono a formare una cultura diffusa in azienda, a volte persino più efficace che non la diffusione di protocolli antimafia specifici all’interno del Modelli Organizzativi ex D.lgs. 231.

Una proposta di protocolli antimafia

Il documento scaricabile di seguito è da intendere come un possibile Codice Antimafia per le Imprese, ovvero un insieme di indicazioni/suggerimenti utili alla gestione del rischio di infiltrazioni criminali all’interno dell’impresa. Prendendo spunto da questo, con opportune personalizzazioni, l’Impresa potrebbe creare un proprio Codice che, secondo i casi, potrebbe prevedere prescrizioni regolatorie vere e proprie, con valore mandatorio, oppure una raccolta di best practice, con valore di informazione e sensibilizzazione.

Se il Codice deve fare parte di un più ampio Modello Organizzativo ex D.Lgs. 231, è opportuna ovviamente la prima soluzione.

Il presente documento è stato creato prendendo spunto, ed in alcuni casi parti, del Codice Antimafia per le Imprese elaborato da Pierluigi Vigna, arricchito dalle esperienze professionali maturate in diversi anni di esperienza di consulenza alle imprese nell’ambito dei Modelli Organizzativi ex D.Lgs. 231 e dei correlati protocolli antimafia.

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AUTORE

Consulente di organizzazione aziendale e sistemi di gestione dai primi anni ‘90, si occupa di Modelli Organizzativi ex D.Lgs.231 dal 2002. E’ presidente o membro permanente di Organismi di Vigilanza in numerose società, anche di rilevanza nazionale. E’ membro di numerosi Comitati Tecnici costituiti in seno alle principali Associazioni di Categoria e relatore a seminari e convegni di rilevanza nazionale.