Il Sarbanes Oxley Act e la Normativa Italiana: l’impatto sulle Imprese
I noti scandali Enron, Worldcom, Global Crossing, Qwest Communication International, ImClone avvenuti a partire dal 2001 negli Stati Uniti crearono un malumore tale da indurre l’allora Presidente George W. Bush a firmare, in data 30 luglio 2002, l’ormai noto Sarbanes-Oxley Act: così denominato in quanto derivante dalla combinazione della Sarbanes Bill e della Oxley Bill, a seguito dell’analisi dei due testi avvenuta presso il Conference Committee.
Fin da subito i commentatori economici, gli esperti in materia e gli analisti finanziari, dichiararono che questa riforma rappresentava il cambiamento più significativo e profondo operato sui mercati borsistici, dopo il Security Exchange Act del 1930. Questo provvedimento, che fu la risposta più dura e decisa da parte delle Autorità alla deprecabile situazione verificatasi nei mercati borsistici dopo gli scandali delle cosiddette Big Corporation si configurò da subito per i seguenti aspetti qualificanti:
- la creazione di un board indipendente che si occupi del monitoraggio delle società di revisione;
- la previsione di regole per assicurare l’indipendenza dei revisori contabili, limitando, tra l’altro, la possibilità di fornire servizi diversi dall’attività di revisione alla società che ha conferito l’incarico;
- la certificazione da parte del senior corporate management della veridicità del bilancio annuale e delle relazioni finanziarie della società quotata;
- l’imposizione di comitati di audit composti da amministratori indipendenti;
- la regolamentazione più rigorosa delle operazioni in titoli effettuate dagli insider, imponendo una più tempestiva e dettagliata informazione al pubblico e vietando le operazioni in determinati periodi;
- il divieto di erogare prestiti agli insider da parte della società;
- l’aggravio delle sanzioni civili e penali in caso di frode nei confronti degli investitori;
- la concessione di maggiori finanziamenti alla SEC (Securities and Exchange Commission).
L’impianto normativo si pose fin da subito come elemento garantista nei confronti del mercato con l’obiettivo di prevenire i cosiddetti fenomeni di Market Abuse, e con lo scopo dichiarato di infondere una rinnovata fiducia agli investitori e al mercato.
Anche nel nostro Paese, a seguito dei crack finanziari tra cui gli oramai noti Cirio e Parmalat, con la Legge 28 dicembre 2005, n. 262: ” Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari “, si volle mantenere alta l’attenzione sul tema della regolazione e della supervisione delle istituzioni finanziarie e dei mercati finanziari. Tale riforma, assimilabile alla Sarbanes Oxley Act, per obiettivi di massima e requisiti generali di corporate governance introdusse la novità del dirigente “preposto” alla redazione dei documenti contabili.
A seguito dell’approvazione della Legge 262, le società quotate sono state chiamate a soddisfare le seguenti esigenze:
- Procedere alla nomina del “dirigente preposto”
- Conferirgli adeguati poteri e mezzi;
- Disegnare ed attuare adeguate procedure amministrative e contabili;
- Identificare un modello di riferimento secondo cui valutare l’adeguatezza delle procedure amministrative;
- Documentarne l’adeguatezza e l’effettiva applicazione;
- Predisporre idonei flussi informativi verso gli organi di controllo;
- Definire un modello di manutenzione del sistema di controllo interno ongoing.
Per meglio tutelare gli interlocutori sociali, quindi, il legislatore ha creato questa nuova figura: il dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari. Il suddetto dirigente deve certificare l’attendibilità dei dati che derivano dalla contabilità e che quindi saranno utilizzati per redigere il bilancio d’esercizio.
Il Dirigente Preposto (DP) deve poter contare su di una struttura (Servizio di Staff) che contribuisca a:
- Assicurare l’adeguatezza dei processiche presidiano l’informativa amministrativo finanziaria;
- Predisporre la reportistica necessaria;
- Supportareil Dirigente Preposto nella strutturazione di un sistema di flussi informativi;
- Coordinare i rapporti con le funzioni competenti per la rilevazione dei processi aziendali e del sistema dei controlli interni;
A proprio supporto il dirigente preposto può pertanto utilizzare la funzione di internal audit per “mappare” le procedure contabili e quindi controllare la “genesi” dei dati contabili che andranno ad implementare prima la contabilità generale e in un secondo momento il bilancio d’esercizio.
Volendo fornire un quadro esemplificativo e sintetico delle analogie e delle differenze che emergono dall’analisi comparata delle due normative in esame se ne può dedurre quanto segue:
Sarbanes Oxley Act (2002) | Legge n. 262/2005 |
|
|
La Legge sul Risparmio italiana è assimilabile a quanto disposto dal Sarbanes & Oxley Act laddove prescrive:
- Section 302: che i CEO e CFO personalmente certifichino la correttezza e la completezza dell’informativa finanziaria (e non) inclusa nel bilancio.
- Section 404: che il bilancio annuale delle società quotate sul mercato statunitense includa un “internal control report” (sottoposto a verifica da parte del Revisore Esterno) che attesti la responsabilità del management nell’implementare e mantenere un’adeguata struttura di controllo interno relativa al reporting economico-finanziario, e nel quale l’efficacia di tale struttura di controllo sia valutata alla data di riferimento.
La Legge sul Risparmio italiana, a differenza della normativa statunitense, non prevede:
- La verifica e l’attestazione da parte del Revisore Esterno di processi e procedure definiti dal management a supporto delle proprie dichiarazioni.
- Indicazioni di dettaglio sui requisiti ”minimi” del sistema dei processi e delle procedure oggetto di attestazione da parte del management (SEC o Auditing Standard n°2 PCAOB)